Ripudio Islamico e irriconoscibilità nell'ordinamento italiano

ITALIA: DIRITTO DI FAMIGLIA


2020

Alessandra BELLELLI, «Ripudio Islamico e irriconoscibilità nell'ordinamento italiano», giudicedonna.it ANNO 6, NUMERI 3-4/2020.

L'autrice analizza la giurisprudenza in materia di riconoscimento del ripudio islamico (ma anche: ebraico). Dato che il divorzio viene pronunciato unilateralmente dal marito, si tratta di una pratica contraria alla parità di genere, discriminatoria nei confronti delle donne e che ne lede la dignità. Inoltre, può essere in discussione la natura del tribunale (religioso o statale?) e vi è la questione delle garanzie procedurali (difesa e contradditorio).

Nella giurisprudenza italiana si trovano fondamentalmente tre approcci:

- vista l'assenza di garanzie procedurali e la discriminazione nei confronti delle donne, il ripudio è contrario all'ordine pubblico;

- possono esservi dei casi in cui pur trattandosi formalmente di ripudio, sono date le garanzie procedurali, per cui il divorzio è riconosciuto, perché i suoi effetti non sono contrari all'ordine pubblico;

- si tiene conto della particolarità della fattispecie e degli interessi in causa, specialmente laddove vi è mancanza di interesse della donna di opporsi al riconoscimento del divorzio per esempio perché entrambi i coniugi nel frattempo hanno costituito nuove situazioni familiari, magari con nuovi figli.

Secondo l'autrice di questo articolo, il ripudio, quale esercizio di un potere unilaterale da parte del marito nei confronti della moglie, viola il principio di uguaglianza ampiamente condiviso dagli Stati e risulta così apertamente in contrasto con l’ordine pubblico internazionale.

Inoltre, nei procedimenti di ripudio di fronte ai tribunali religiosi islamici le garanzie processuali sono carenti, limitandosi i giudici a prendere atto del ripudio.

Non condivide poi l’interpretazione contenuta in una recente ordinanza della Cassazione, secondo la quale si dovrebbe avere riguardo, per valutare la compatibilità con l’ordine pubblico, solamente agli effetti della decisione straniera e non al suo contenuto.

Lo stesso numero della rivista riporta inoltre le Conclusioni scritte del Sostituto Procuratore Generale dott. Luisa De Renzis nella causa relativa al ricorso per cassazione RG 4888/2017, passata in decisione all’udienza pubblica del 17.6.2020 (La questione del ripudio unilaterale e della contrarietà all’ordine pubblico all’esame della Suprema Corte). Il caso riguarda il riconoscimento di una sentenza di un tribunale di Nablus (tribunale sciaraitico) nei confronti di una donna con doppia nazionalità giordana e italiana.

Accesso diretto al contributo di Alessandra Bellelli: giudicedonna.it